Testa, cuore e gambe, esce l’autobiografia di Antonio Conte

A pochi giorni dalla conquista del secondo scudetto consecutivo sulla panchina della Juventus, esce mercoledì “Testa, cuore e gambe”, l’autobiografia di Antonio Conte edita da Rizzoli. Dai campi di provincia della sua Lecce agli infiniti successi con la Juventus, prima da giocatore e poi da allenatore, il tecnico rompe la proverbiale riservatezza per raccontare senza filtri la sua storia: i maestri, i compagni e gli avversari, le partite più belle e le delusioni più cocenti. Il libro, scritto insieme ad Antonio Di Rosa, ripercorre anche la tempesta giudiziaria del calcioscommesse che lo ha investito nell’estate 2012.

[banner size=”120X600″]GLI ESORDI

Il vero inizio della mia carriera da calciatore è segnato dal passaggio dalla Juventina al Lecce, insieme con il mio amico Sandro. Il primo ad accorgersi di me è Pantaleo Corvino, direttore sportivo di varie società professionistiche. Ai tempi seguiva le giovanili della Gioventù Vernole, una squadra ricca e con un vivaio molto forte, tanto da fare concorrenza al Lecce. Corvino domanda a mio padre se io e Sandro possiamo sostenere un provino con loro e Cosimino esclama: «Antonio, tu non vai da nessuna parte! Devi studiare».

Lo imploro: «Papà, intanto lasciami andare a fare il provino, poi vediamo. Non è neppure detto che mi prendano!».

LA PRIMA VOLTA DALL’AVVOCATO

«Adesso seguimi, andiamo dall’Avvocato» dice Boniperti chiudendo la porta del suo studio. «Anche lui ci tiene a darti il benvenuto.»

Non ho neppure il tempo di riflettere su quello che sta succedendo. Mi muovo come se fossi un automa, o stessi camminando dentro un sogno. Usciamo dalla sede, saliamo in macchina e ci avviamo verso la collina.

Il viso sorridente di Boniperti è un lasciapassare per tutti i controlli di sicurezza che ci aspettano. Parcheggiamo in giardino ed entriamo in casa. Per fortuna sono in giacca e cravatta, come nelle migliori occasioni.

«L’Avvocato sta arrivando» ci dicono.

Ci sediamo, in attesa. La tensione mi stringe lo stomaco. Sto per incontrare l’Avvocato, un uomo il cui fascino e carisma non conoscono confini. Meno male che non dobbiamo aspettare molto. Due minuti dopo lo vedo comparire, sorridente e con la mano tesa verso di me.

«E così lei è Conte, ben arrivato» mi dice.

«Grazie, Avvocato.»

«È di Lecce, come il “Barone” Causio, come il nostro Brio… Abbiamo avuto grandi giocatori della sua città…»

«Lo so, Avvocato. Spero di essere all’altezza…»

«E io spero che lei possa rimanere con noi a lungo.»

Avrei voluto dire qualcosa in più, ma per un ragazzo della mia età non è semplice affrontare una tale situazione. Con il passare dei minuti l’emozione si scioglie. A un certo punto l’Avvocato resta in silenzio per qualche secondo, pensieroso, poi all’improvviso riprende: «Scusi, Conte, ma lei quanti goal ha fatto quest’anno?».

Davanti a questa domanda vorrei sprofondare. La risposta sincera sarebbe zero. La verità è che fino a quel momento quello di Napoli è rimasto l’unico, più un paio in Coppa Italia. Mille dubbi mi attraversano la testa: “Vuoi vedere che Boniperti ha sbagliato giocatore? Forse l’Avvocato non aveva chiesto uno come me…”. Se Agnelli pensa che sia un centrocampista goleador, sono in guai grossi. Però qualcosa devo pur rispondere, i secondi passano veloci. Mi volto verso Boniperti in cerca d’aiuto, lui abbozza un sorriso indulgente e trovo un po’ di coraggio.

«A dire il vero finora non ho segnato tantissimo. Ma li farò, può starne certo» rispondo.

SCUDETTO 2012: L’SMS DI BUFFON

Mercoledì 2 maggio 2012, Juventus Stadium, ottantacinquesimo minuto di Juve-Lecce. Barzagli appoggia la palla all’indietro a Buffon, che sbaglia lo stop e di fatto la regala all’attaccante giallorosso Bertolacci: goal. 1-1 a cinque minuti dalla fine. Mi metto istintivamente le mani nei capelli: non tanto per il goal, quanto per Gigi, che infatti è come scioccato. Una partita totalmente nelle nostre mani, in cui il Lecce non aveva mai tirato in porta, diventa da un minuto all’altro uno psicodramma. La squadra vive attimi di smarrimento. A due giornate dalla fine, i giochi sono improvvisamente riaperti. Ora abbiamo solo un punto di vantaggio sul Milan e dobbiamo giocarcela fino in fondo. Dopo la partita, cerco di rincuorare i giocatori, di non infierire, ma vado a casa molto amareggiato.

A mezzanotte sento il segnale di un sms in arrivo. Lo apro per leggerlo: è di Gigi.

“Scusa Antonio, ho sbagliato. Avrei preferito rompermi i legamenti piuttosto che fare un errore così grossolano.”

Gli rispondo subito: “Non ti devi scusare per niente e con nessuno. Perché la tua storia è lì, davanti a tutti. Hai dato tantissimo alla Juventus e alla Nazionale. Non devi scusarti con me, né con i compagni, né con i dirigenti, né con i tifosi: stai dando il massimo e darai ancora di più”. Punto.

Fonte La Stampa

Cose che nessuno sa – Alessandro D’Avenia, la recensione

[banner]Margherita è un’adolescente come tante, piena di sogni, di incertezze. Queste si manifestano soprattutto quando sta per varcare la soglia del liceo, un passo che per i suoi 14 anni è un salto nel buio, o un viaggio funambolico su un filo invisibile sospeso nel vuoto. Tutto ciò si amplifica quando la sua roccia, la sua ancora, semplicemente suo padre, scompare dalla sua vita senza una spiegazione e senza una motivazione. Si ritrova così ad affrontare da sola un mondo che non capisce, che non sa rispondere alle sue domande, che non riesce a trasformare il suo dolore in qualcosa di comprensibile.

Nello spietato mondo del liceo, Margherita scopre la semplice gioia di vivere di Marta e della sua famiglia, i sogni e il “parlare strano” del professore di italiano e latino, che non si occupa di noiose lezioni, ma che li trasporta ogni giorno in mondi nuovi che, non si sa per quale motivo, sembrano raccontare le ansie e i dolori della piccola Margherita.

E poi c’è la nonna Teresa, donna dalla fede incrollabile e dalla straordinaria visione della vita, che più della mamma Eleonora, riesce ad essere una guida per Margherita, la salvezza per lei e per il fratellino piccolo Andrea.

Infine c’è lui, l’amore, che si chiama Giulio. Margherita e l’amore si incontrano senza parlare, senza capire, senza sapere, ma si incontrano e non si separano più. Non conoscono neanche i rispettivi nomi, ma sanno di essere l’amore e si aspettano. Giulio è il ragazzaccio della situazione, arrabbiato con il mondo intero per essere stato abbandonato dai genitori, per essere cresciuto in una casa-famiglia, per non avere nulla di cui ringraziare Dio, o almeno questo è quello che crede. Perchè nel silenzio dei suoi gesti, nel dolore del suo vivere quotidiano c’è Filippo, che non sa dare delle risposte alle sue domande, ma che lo ascolta, non lo illude, non lo trasporta in una finta gioia, ma lo invita a credere in se stesso.

E come nella storia di Telemaco che leggono in classe, Margherita parte alla ricerca del suo Ulisse: il padre che è andato via senza una spiegazione. In questo viaggio fatto di coraggio, di affanni, di dubbi, di dolore, di sofferenza ma di tanto amore, Margherita crea il suo miracolo, diventa artefice della sua vita e di quella delle persone a lei care.

Il finale è misterioso e inaspettato e lo lascio alla gioia dei lettori che possono divorare questo libro tutto d’un fiato, perchè, come dice nonna Teresa, bisogna saper vedere nelle cose per capirne la profondità, i sentimenti che le governano, le gioie e gli affanni che le hanno generato.

Buona lettura a tutti…

Questo libro merita 3 stelle su 5[banner]

Il mercante di libri maledetti – Marcello Simoni

È il mercoledì delle ceneri dell’anno 1205 quando padre Vivïen de Narbonne è costretto a fuggire, braccato da un manipolo di cavalieri che indossano strane maschere. Il monaco possiede qualcosa di molto prezioso, che non è disposto a cedere ai suoi inseguitori. Sono passati tredici anni da quel terribile giorno, quando Ignazio da Toledo, un mercante di reliquie, riceve da un nobile veneziano l’incarico di mettersi sulle tracce di un libro rarissimo, l’Uter Ventorum. Si dice che contenga antichi precetti della cultura talismanica orientale, e permetta di evocare gli angeli e la loro divina sapienza. Inizia così l’avventuroso viaggio di Ignazio tra Italia, Francia e Spagna, sulle tracce di un manoscritto che qualcuno pare abbia smembrato in quattro parti e accuratamente nascosto. Solo chi è in grado di risolvere complicati enigmi, e di decifrare strani messaggi disseminati nel percorso che conduce al libro, potrà trovarlo e accedere ai suoi segreti. Ma Ignazio non è l’unico a volerlo. Ci sono personaggi loschi e ambigui che intendono entrarne in possesso, anche con l’inganno e con la forza. Chi riuscirà per primo a scoprire dove si trova? E cosa saranno pronti a rischiare, tutti coloro che lo inseguono, per svelare per primi i suoi arcani misteri?

Questo è l’antefatto che introduce il libro di Carlo Simoni, un libro che scivola leggero in lettura, a volte troppo arricchito di particolari che poco servono al racconto.

Romanzo a sfondo storico? Esoterico? Thriller? Fantasy, soprattutto per il tema angelico?

Non credo sia importante la sua collocazione o classificazione, quanto la capacità dell’autore di entrare nei personaggi, di raccontarne le storie personali, le vite semplici, le avventure incredibili che possono superare. Un giusto mix di “sacro e profano” che invogliano il lettore a sfogliare la pagina per vedere “come va a finire”. E’ proprio l’alone di mistero che avvolge le prime 100 pagine ad arricchire il tutto di connotati inaspettati e avvincenti. Non tanto la storia in sè, quanto l’arricchimento creato e voluto dall’autore di ammaliare il lettore con opportuni artifici romanzeschi.

Un romanzo che può conquistarti in un attimo e allo stesso tempo deluderti un secondo dopo o viceversa. Non passerà sicuramente alla storia, ma è una lettura interessante e la consiglio.

Per questo libro un giudizio di 2,5 stelle su 5

Bianca come il latte, rossa come il sangue

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Leo è un sedicenne di buona famiglia, appassionato di calcio, delle chiacchiere tra amici, delle belle ragazze…

Il suo migliore amico Niko è anche suo grande compagno di calcetto nel torneo della scuola e la sua amica Silvia è come una sorella per lui.

Come molti suoi coetanei, per Leo la scuola è un supplizio, una sofferenza, qualcosa di cui farebbe volentieri a meno, perchè piena di quei professori che secondo lui, nel mondo esterno non hanno una vita e il cui compito è soltanto quello di bastonare, interrogare e mettere voti. Credeva in questo almeno finchè non arriva un nuovo supplente, il Sognatore come lo chiama lui, perchè sembra veramente credere in quello che spiega, e non lo fa nei consueti modi ortodossi, ma estrapolando degli insegnamenti di vita nei freddi libri scolastici.

Leo convive con il terrore per il bianco, che per lui è il colore dell’assenza, del niente, del vuoto. A questo si contrappone il rosso, il colore dei capelli della ragazza che crede di amare: Beatrice. Quindi per lui il rosso è il colore dell’amore, anche se con Beatrice non ci ha mai parlato: la osserva da lontano, ammira i suoi bellissimi capelli rossi, e poi corre da Silvia a parlarne.

Il bianco e il rosso si intrecciano con la vita di Beatrice che si scopre malata e la sua malattia ha a che fare con il bianco che tanto spaventa Leo. Per il sedicenne tutto si accomuna al bianco e al rosso.

Tra continue vicissitudini e inconvenienti, l’anno di Leo si dimostra più lungo e difficile del previsto. Tra il Sognatore che lo invita a credere nei suoi sogni, a cercarli e realizzarli,Niko che spesso non lo comprende, Silvia che gli nasconde piccoli/grandi segreti, Beatrice che lotta con tutte le sue forze tra la vita e la morte, un professore di religione che lo mette sempre in difficoltà con le sue frasi su Dio, Leo si vede costretto a crescere, a creare un rapporto inaspettato con il padre, a vivere per i suoi sogni.

Il romanzo d’esordio di D’Avenia, mi ha colpito per la spontaneità, la scorrevolezza e la genuinità del linguaggio. Niente di pesante, duro, bacchettone e solito, ma un linguaggio fresco e giovanile capace di attirare sia gli adolescenti che i più grandicelli. Un romanzo di sentimenti, cuore, sogni, difficoltà e momenti critici, che riempiono la vita quotidiana.

Il Sognatore parla un pò a tutti noi e non solo a Leo, invita a essere e realizzare il proprio sogno, a cercarlo se non si sa ancora qual è e a credere anche in qualcosa che non è realmente tangibile.

Inoltre è strano trovare in un libro per ragazzi la figura di Dio, che non è molto apprezzata da Leo, spesso è un Dio lontano e che viene chiamato in causa nei momenti di sofferenza, ma c’è, perchè questo è un vero libro dell’amore: l’amore verso la famiglia, gli amici, la vita e finalmente anche verso una ragazza.

Vi consiglio quindi di leggerlo tutto d’un fiato…

Voto 4 stelle su 5

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Amazon acquista il brevetto sugli ebook usati

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Il mercato dei libri è in fermento: la grande azienda Amazon leader nel commercio online di tecnologia, ebook (libri in formato digitale), sta pensando di mettere sul mercato la prima bancarella di ebook usati. Come per gli amati libri cartacei, Amazon ha acquistato il brevetto per la commercializzazione dei libri usati, però in formato elettronico. Una svolta nel commercio online che segna il passo con i tempi, tra tecnologia e risparmio, tra innovazione e rispetto per la crisi che si sta avvertendo in campo mondiale. Ed ecco l’idea innovativa: cessione temporanea delle licenze per gli ebook (con un numero limitato di cessioni possibili) in modo da offrire il proprio libro elettronico temporaneamente ad un altro utente.

Il potenziale numero di clienti di questa “bancarella virtuale” è di oltre un milione di utenti, che sarebbero molto contenti di poter usufruire di un libro giusto il tempo per leggerlo e quindi restituirlo al legittimo proprietario. Naturalmente molti sono ancora gli impedimenti di natura burocratica, relativi ai diritti d’autore e agli accordi con gli editori che si devono superare. Per ora si tratta solo di un’affascinante suggestione che però presto potrebbe tradursi in realtà.

Finito il periodo di prestito, il libro tornerebbe automaticamente nelle disponibilità dell’utente acquirente, senza che l’altro abbia alcuna possibilità di mantenerne una copia. Con la vendita, ci sarebbe un passaggio ulteriore, ovvero il trasferimento completo dei diritti al nuovo utente.

Nei prestiti, il file “fisico” del libro rimane sui Kindle e sui dispositivi con app Kindle del lettore. Con la vendita invece il file verrebbe reso inaccessibile, con l’utente a decidere se rimuoverlo o lasciarlo così, perché potrebbe voler acquistare una nuova licenza. Così la “bancarella” elettronica finirebbe per somigliare in tutto e per tutto a quella di un vero mercatino. Se non ci fosse un piccolo dato di fatto: la copia digitale di un libro non si rovina mai, a differenza di quelle cartacee. E’ eterna è può essere riprodotta da infiniti dispositivi per infinite volte.

E qui nasce il grande dilemma: meglio il classico, vecchio libro cartaceo, con i suoi profumi, il tocco delle pagine che si ingialliscono con il tempo, o la tecnologia con i libri “infiniti” che non si deteriorano mai e che possono essere letti comodamente sul proprio dispositivo mobile?

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Paul Auster – Mr Vertigo

 

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Avevo dodici anni la prima volta che camminai sulle acque.
A insegnarmi il trucco fu l’uomo vestito di nero e n
on sarebbe da me far finta di aver imparato nel giro di una notte. Maestro Yehudi, che mi aveva trovato quando di anni ne avevo solo nove, ero orfano e vagavo per le strade di Saint Louis mendicando spiccioli, mi aveva addestrato per tre anni di seguito prima di lasciarmi esibire i miei numeri in pubblico. Correva il 1927, l’anno di Baby Ruth e di Charles Lindbergh, proprio l’anno in cui la notte incominciò a calare sul mondo una volta per tutte. Tenni duro fino a pochi giorni prima del crollo d’ottobre, e quel che facevo era più strabiliante di qualsiasi fantastica impresa dei due galantuomini appena nominati. Vale a dire, ciò che nessun americano aveva fatto prima e ciò che da allora più nessuno ha fatto.

La voce narrante è quella di un ragazzino, poi diventato uomo nel corso del libro, a cui un misterioso personaggio, Maestro Yehudi, insegnerà a volare.
Per imparare a sfruttare questa sua capacità, il bambino deve però sottoporsi ad un duro e bizzarro apprendistato.
Alla fine però Walt, il ragazzino prodigio, diventa un personaggio popolarissimo, una star dello spettacolo, capace di attirare migliaia di spettatori.

Viaggiando da un punto all’altro del paese, Walt si imbatte nei tipici personaggi degli anni trenta americani: gangster, giocatori di baseball, sgangherati rapitori di bambini, adepti del Ku Klux Klan…sullo sfondo un’America antiproibizionista e razzista.

Poi un giorno Walt si accorge che non riesce più a staccarsi da terra: non gli rimane che accettare una vita ‘normale’, anonima, forse un po’ banale…
Si rende conto, però, che occorre molta più forza interiore a vivere con dignità la vita di tutti i giorni, la vita di un uomo qualunque, di quanta ne occorreva per librarsi in aria e volteggiare leggero come una piuma.
Forse Walt è semplicemente cresciuto!

La sua crescita continua tra gravi cadute e lente risalite…drammi, morti, gioie e successivi dolori. Walt scopre l’amore, la semplicità della vita familiare, insieme alla vita da gangstar. Insomma non si fa mancare niente nel corso della sua vita.

Il volare è un pò il nostro rincorrere i nostri sogni e Walt, nel libro, ci suggerisce come riuscire a “volare” nella vita di tutti i giorni: In fondo, non credo che occorra un talento particolare per sollevarsi da terra e librarsi a mezz’aria. E’ qualcosa che tutti abbiamo dentro, uomini, donne, bambini, e se uno ha voglia di metterci tanto lavoro e concentrazione, non c’è essere umano che non potrebbe ripetere le gesta che io ho compiuto nei panni di Walt il Bambino Prodigio. Basta smettere di essere se stessi. E’ da lì che si comincia; tutto il resto viene di conseguenza. Basta lasciarsi svaporare. Eliminate ogni tensione muscolare, concentratevi sul respiro fino a sentire l’anima che esce dal corpo, e infine chiudete gli occhi. E’ così che si fa. Il vuoto che vi si crea dentro il corpo si fa più leggero dell’aria che vi circonda. A poco a poco, pesate meno di nulla. Chiudete gli occhi; allargate le braccia e lasciatevi svaporare. A quel punto, poco per volta, vi solleverete da terra.
Questo libro fa vibrare corde profonde che tutti noi abbiamo: la difficoltà ad accettare i nostri limiti…la disillusione della maturità…l’esigenza di distinguere il sogno dalla realtà…

Chi me l’ha fatto conoscere? Marco Castoldi in arte Morgan…è uno dei suo libri preferiti

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